Logicamente cosa vuoi che ne sappia il commesso 20enne della Unieuro di Belluno di Kinect for Windows.
Non so, ma che mi aspettavo?
Gliel'ho chiesto se ce l'avevano questa dannata kinect per l'uso SU PC e NON PER XBOX, e dopo che il commesso mi ha guardato strano ed ha incominciato ad annuire ripetutamente con la testa così, a caso, ho seriamente pensato di aver detto qualcosa di strano. A volte mi capita di pensare una cosa e di dire poi tutt'altro senza rendermene conto.
E mentre me ne stavo in silenzio aspettando una risposta e lo fissavo chiedendomi che problemi avesse, di colpo smette di annuire ossessionatamente e mi chiede: "Non ho capito la domanda".
...
Ho rischiato seriamente di sputacchiargli in faccia, tanto mi veniva di ridere!!!
Amore. Che tenero, è un po' imbranato. Io ho un debole per i ragazzi imbranati.
Ma ho molto autocontrollo. Tanto. Così gli riformulo la domanda, facendo attenzione a sottolineare bene le parole KINECT, USO PC, NO PER CONSOLE.
Mi guarda ancora un po' perplesso. Questa volta scuote la testa sempre senza dire nulla, in un modo un po' interrogativo, come se volesse sapere da me se ha risposto giusto.
Infine riesce a pronunciare le parole "No,nonlavendiamo.".
Ah. Bè. C'era da aspettarselo. Già lo sapevo in fondo.
Sinceramente, penso che non abbia proprio capito di cosa stessi parlando e abbia risposto a caso.
Magari ce l'avevano davvero.
Saluto e me ne vado. Ero con mia mamma, e se non avesse parlato lei per prima con il ragazzo di certo io non sarei riuscita a chiedere nulla. E' sempre così, mia mamma chiama il commesso e, quando si avvicina, lascia a me la parola. E' una cosa su cui devo ancora lavorare, voglio dire, non ci sarà sempre mia madre a introdurre il discorso.
Il mondo avrebbe bisogno di ragazzi così.
No, non è una presa per il culo, lo penso davvero!
Io amo VERAMENTE gli imbranati. E questo è un argomento che approfondirò sicuramente.
Comunque la mia ultima chance è la SME. Se non ce l'hanno là, dovrò acquistare tutto sul web.
Credo già di sapere come andrà a finire.
sabato 20 aprile 2013
Final Destination
Sono tornati la nebbia e il freddo.
La finestra sul cielo della mia stanza lascia entrare quella luce pallida che mi piace tanto. Non è troppo forte ma neanche troppo cupa. Siamo in un equilibrio perfetto.
Il cielo è coperto e pioviggina. Oggi non vedrò gli aerei passare, non potrò sognare di essere a bordo. Quante volte ho alzato la testa e vedendo le scie di nuvole da loro lasciate ho immaginato che un giorno anche io sarei stata su uno di quegli aerei che mi avrebbero portato lontano da qui, mi avrebbero permesso di raggiungere quella destinazione che ormai da troppo tempo sto sognando. Un giorno anche io mi troverò seduta tra i passeggeri e guarderò dal finestrino la città farsi sempre più piccola, finchè non la vedrò completamente sparire, non solo dalla vista ma anche dalla mia testa. Vorrei mandare a fanculo tutti quanti e andarmene, andare il più lontano possibile da qui.
Voglio un giorno poter partire e poter dire addio a questo posto, che mi ha devastato completamente.
Non ne posso più di stare a Belluno, di dover frequentare certe persone. La cosa che non riesco proprio tollerare è la mentalità che c'è qui. In Olanda mi sono sentita cittadina del mondo, una sensazione davvero incredibile che non avevo mai provato prima. Qui invece non sento proprio niente. Anzi, mi sento morta, fuori luogo, nel posto sbagliato.
"Ma dove sono. Che ci faccio qui, questo non è il mio posto."
Quante volte questo pensiero mi travolge. E un'ansia tremenda cresce all'improvviso.
Sto buttando il mio tempo qui.
Vorrei essere nata in un altro Stato. Ma poi penso che mi è andata bene essermi trovata in un posto di merda come questo perchè così ho più forza e determinazione per raggiungere i miei scopi e riesco ad apprezzare di più le cose che amo.
Se fossi nata in Asia probabilmente ora il Giappone non mi interesserebbe poi così tanto.
Mi va bene essere qua, ma solo perchè un giorno so di poter lasciare questo posto.
Non riesco ad immaginarmi un futuro a Belluno. E se ci provo, mi assale il panico.
Non voglio stare a Belluno, non voglio l'Italia, non voglio nemmeno l'Europa.
Destinazione Asia. E basta. Mi basta questo per ora.
Di certo mia madre non mi aiuta quando mi dice di preparami un piano di riserva e di trovare qualcos'altro nel caso non riuscissi a trovare lavoro. Io non ho intenzione di organizzare nessun piano B. Io voglio fare solo ciò che amo. E il fatto che mia madre non creda che io ce la possa fare mi fa impazzire.
Non mi sostiene, non crede davvero in me. Non sa di cosa sono capace.
Fa davvero male. Devo credere in me stessa, se non ci credo io per prima sono spacciata. Alla fine, non importa se tutti pensano che ho progetti troppo ambiziosi. Avrò modo di mostrare ciò che so fare. Non sono la sfigata che tutti credono di conoscere. Non più.
Sono sicura che ce la farò. So che è anche questione di fortuna, a volte bisogna essere nel posto giusto al momento giusto. Ma so che per me sarà così.
Perchè me lo merito dopo tutto quello che ho passato.
Perchè la vita è in debito con me.
La finestra sul cielo della mia stanza lascia entrare quella luce pallida che mi piace tanto. Non è troppo forte ma neanche troppo cupa. Siamo in un equilibrio perfetto.
Il cielo è coperto e pioviggina. Oggi non vedrò gli aerei passare, non potrò sognare di essere a bordo. Quante volte ho alzato la testa e vedendo le scie di nuvole da loro lasciate ho immaginato che un giorno anche io sarei stata su uno di quegli aerei che mi avrebbero portato lontano da qui, mi avrebbero permesso di raggiungere quella destinazione che ormai da troppo tempo sto sognando. Un giorno anche io mi troverò seduta tra i passeggeri e guarderò dal finestrino la città farsi sempre più piccola, finchè non la vedrò completamente sparire, non solo dalla vista ma anche dalla mia testa. Vorrei mandare a fanculo tutti quanti e andarmene, andare il più lontano possibile da qui.
Voglio un giorno poter partire e poter dire addio a questo posto, che mi ha devastato completamente.
Non ne posso più di stare a Belluno, di dover frequentare certe persone. La cosa che non riesco proprio tollerare è la mentalità che c'è qui. In Olanda mi sono sentita cittadina del mondo, una sensazione davvero incredibile che non avevo mai provato prima. Qui invece non sento proprio niente. Anzi, mi sento morta, fuori luogo, nel posto sbagliato.
"Ma dove sono. Che ci faccio qui, questo non è il mio posto."
Quante volte questo pensiero mi travolge. E un'ansia tremenda cresce all'improvviso.
Sto buttando il mio tempo qui.
Vorrei essere nata in un altro Stato. Ma poi penso che mi è andata bene essermi trovata in un posto di merda come questo perchè così ho più forza e determinazione per raggiungere i miei scopi e riesco ad apprezzare di più le cose che amo.
Se fossi nata in Asia probabilmente ora il Giappone non mi interesserebbe poi così tanto.
Mi va bene essere qua, ma solo perchè un giorno so di poter lasciare questo posto.
Non riesco ad immaginarmi un futuro a Belluno. E se ci provo, mi assale il panico.
Non voglio stare a Belluno, non voglio l'Italia, non voglio nemmeno l'Europa.
Destinazione Asia. E basta. Mi basta questo per ora.
Di certo mia madre non mi aiuta quando mi dice di preparami un piano di riserva e di trovare qualcos'altro nel caso non riuscissi a trovare lavoro. Io non ho intenzione di organizzare nessun piano B. Io voglio fare solo ciò che amo. E il fatto che mia madre non creda che io ce la possa fare mi fa impazzire.
Non mi sostiene, non crede davvero in me. Non sa di cosa sono capace.
Fa davvero male. Devo credere in me stessa, se non ci credo io per prima sono spacciata. Alla fine, non importa se tutti pensano che ho progetti troppo ambiziosi. Avrò modo di mostrare ciò che so fare. Non sono la sfigata che tutti credono di conoscere. Non più.
Sono sicura che ce la farò. So che è anche questione di fortuna, a volte bisogna essere nel posto giusto al momento giusto. Ma so che per me sarà così.
Perchè me lo merito dopo tutto quello che ho passato.
Perchè la vita è in debito con me.
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