sabato 20 luglio 2013

Junkyo the strange

Ho un fratello più grande e tre cugini maschi. Da piccola ero proprio un maschiaccio.
Mio fratello invitava sempre i suoi amici e i vicini a casa nostra. Abbiamo un piccolo campetto da calcio in giardino. Ce l'aveva costruito il nonno. Era così bello che più volte i ragazzi del quartiere venivano e ci chiedevano di giocare. Io mi univo sempre a loro. D'estate gli zii portavano i cugini dai nostri nonni, che abitano sotto di noi. Passavamo intere giornate a giocare in quel campetto sotto il sole cocente. Io ovviamente ero una femmina, quindi mi sistemavano sempre in porta. A forza di giocare però ero diventata davvero brava. Non lo dico per vantarmi, ma le paravo tutte! Tanto che mio cugino più grande mi faceva i complimenti e mi voleva sempre con sè in squadra. Ogni volta che paravo qualche pallonata mi gridava "Sei una grande Junkyooo! Dopo ti do una caramella!!".
Le caramelle non me le ha mai date, ma sentire queste cose era il massimo per me.
Poi il nonno ci ha comprato la Play Station 2. Da qui è nata la mia grande passione per i videogames. Mentre le bambine giocavano a mamma&figlia o con le barbie, io giocavo a calcio e investivo a casaccio le persone su Driver3. I giochi di auto mi facevano impazzire. Battevo tutti, perfino i miei cugini più grandi.
Inoltre mio padre mi tagliava sempre i capelli cortissimi. Io adoravo mio padre, ricordo perfettamente quel mio "periodo Edipo". Lo trovavo davvero un uomo bellissimo, era alto, magro, taciturno, non alzava mai la voce. Avevo 4 anni ed ero innamorata di mio padre.

Ovviamente quella fase poi è passata. Mi diceva che con i capelli corti stavo bene. Anche se non ci credevo, lo lasciavo comunque fare. Venivo spesso scambiata per un maschietto e questo era per me un enorme complimento. Volevo essere un maschio anche io, a tutti costi. Nei centri estivi in cui mia madre mi iscriveva stavo sempre con un mio amichetto. Giocavamo ai pirati, ci arrampicavamo sugli alberi, costruivamo capanne appoggiando delle coperte sui rami. Facevamo anche un po' i dispetti alle altre bambine: io mi divertivo da matti!
Poi è stata una tragedia quando ho iniziato a crescere ed ho visto il mio corpo cambiare. Sentivo di essere dentro qualcosa di sbagliato. Mi vergognavo di me stessa. Non bastava più tagliare i capelli corti per nascondere la mia femminilità. Ho iniziato ad essere tremendamente insicura.
E' questo uno dei tanti motivi per cui volevo nascondermi, non farmi mai vedere. Non riuscivo più a sentirmi un maschio e non volevo ammettere di essere una femmina. Io odiavo le bambine, erano sempre cattive e parlavano troppo. Con i bambini invece era sempre tutto così semplice! Non saprei neanche spiegarlo bene. Non c'era mai bisogno di tante parole: con loro "Sì" era sì, "No" era no. Punto.
Dalle medie poi la situazione è peggiorata. E' il periodo in cui i giovani si rincoglioniscono secondo me.
Le ragazze iniziano a truccarsi e a vestirsi come delle porno star.  Mai e poi mai avrei potuto essere come loro, ero troppo diversa, per questo non mi accettavano. I ragazzi neppure, erano troppo presi a sbavare dietro a quell'ammasso di ochette urlanti.
Mi ritrovavo rifiutata da entrambi le parti. Non capivo più cos'ero e cosa volevo essere. Mi sono rinchiusa nella mia stanza e per anni non ho fatto altro che pormi sempre le stesse domande. Per anni non sono riuscita a trovare nessuna risposta.
Si sta avvicinando quel giorno. Il momento in cui finalmente ho capito come dovevo muovermi. E' passato quasi un anno ormai. Sono stati i 365 giorni più incredibili della mia vita.
Ora finalmente sono una ragazza. Sono fiera di esserlo, non me ne vergogno più. Sento di esserlo addirittura di più di tutte quelle che se la prendevano con me e si credevano delle grandi donne.
Addirittura ora non mi riconoscono più. Devo ripresentarmi ogni volta perchè la mia faccia e il mio corpo sono cambiati. Finalmente sono riuscita ad accettare me stessa. Ora voglio recuperare tutto il tempo perso, voglio iniziare a vivere come una vera ragazza. Ammetto che alcune cose non le riesco ancora a fare, altre non le farò mai per mia scelta. La Junkyo di quegli anni forse non è morta del tutto, avverto ancora la sua presenza. Ma non è tanto la sua parte maschiaccia quella che sento. E' la parte hikikomori, quella sempre insicura, perdente.
Ora sono una ragazza, sì, ma sono ancora quella strana. Ma a me va benissimo così.