Mi porterò sempre nel cuore quella straordinaria professoressa.
A me capitò "I pesci non chiudono gli occhi". Un libro dalla copertina di colore turchese con il titolo in bianco, uno di quelli di poche pagine che si leggono in pochi giorni, scritto con caratteri grandi.
Devo dire la verità, gli scrittori italiani non mi sono mai andati a genio. Se proprio devo scegliere un libro, preferisco un autore straniero (i miei sono solo pregiudizi, lo ammetto).
Lo abbandonai subito nella mia piccola libreria. Il titolo non mi attirava per niente e nemmeno la copertina. Iniziai a leggerlo pochi giorni prima del mio primo esame scritto. Cercavo solo una scusa per non studiare e distrarmi.
Non avevo altri libri da leggere che mi ispirassero, così mi ritrovai tra le mani quello della prof.
Ciò che mi colpì fin da subito fu il modo in cui il libro era stato scritto. Non ne avevo mai visto uno simile. Non era diviso in capitoli, ma sembrava fosse scritto come tanti post di un blog messi uno dietro l'altro, senza titoli, solo separati tra loro da piccoli spazi.
Iniziai a leggerlo e non capii un accidente. Cominciai davvero a innervosirmi, ma d'altronde è sempre così quando inizio un libro nuovo. La stessa cosa mi era già capitata con La coscienza di Zeno.
Continuai lo stesso a leggere finché incominciò a prendermi parecchio.
Il protagonista mi piacque fin da subito: un adulto di pochi anni, intrappolato nel corpo di un bambino. E' uno di quelli diversi, che se ne sta per conto suo, nel suo mondo. Non è attratto dai suoi simili, neppure da quelli di sesso opposto. Troppo chiasso.
Abita nel sud Italia con la madre e la sorella più piccola. Il padre non c'è, è lontano.
Legge libri da grandi, studia e impara come sono fatti gli adulti: tutti patetici e prevedibili, dei bambini deformati da un corpo ingombrante. Non sono quei giganti che vogliono farsi credere.
L'unica cosa che non riesce a comprendere è il verbo amare. C'è davvero troppo traffico intorno a quel verbo, secondo lui.
Canta sottovoce per non sentire il rumore delle parole vuote pronunciate dagli altri e di nascosto piange perchè è molto sensibile. Solo al mare stranamente non lo fa.
Viene raccontata una sua estate, quella dei suoi dieci anni. Quella volta viene rimandato in matematica. Con la madre e la sorella passa le vacanze nella casa presa in affitto e trascorre la mattina in spiaggia. Non gioca con gli altri bambini, se ne sta per conto suo a leggere e a nuotare in mare. Nel pomeriggio guarda i pescatori, prova a pescare anche lui e il poco che prende poi lo libera in mare.
Un giorno arriva dal nord una ragazzina poco più grande di lui. Nota subito che non è come le altre. Anche lei se ne sta per conto suo in spiaggia. Pochi sguardi e i due si accorgono di essere entrambi diversi e iniziano a parlare.

Gli altri ragazzini della spiaggia si accorgono di loro due. Iniziano a infastidire il protagonista, giocano a calcio vicino a lui, tirando pallonate apposta nella sua direzione. Solo invidia la loro. Lo picchiano anche e lui li lascia fare: sente che deve liberarsi di quel corpo che non gli appartiene e sa che lui, da solo, non riuscirà mai a farlo. Deve cambiare pelle per permettere anche al suo corpo di crescere.
I due iniziano a piacersi. Nuotano insieme e nemmeno sott'acqua si lasciano mai la mano.
Tenere la mano e mantenerne la presa, mantenere una promessa... Quanto è bello questo verbo, "mantenere"?
C'è il primo bacio, e poi altri ancora. Finalmente il protagonista inizia a capire il significato del verbo amare.
La vacanza giunge al termine. L'ultima sera, sulla via del ritorno verso casa, a un bivio, i due si lasciano la mano senza dire una parola. Non c'è bisogno di aggiungere altro.
La ragazzina riparte per il nord.
Da quel momento la vita del protagonista non sarà altro che una continua divagazione.
Ho finito di leggere il libro dopo tre giorni, e l'ho trovato bellissimo.
Perchè questa storia mi sembra di averla già sentita? Sì... dentro di me, da qualche parte, nel mio mondo...
Tra tutti i libri che potevano capitarmi, mi è stato dato proprio questo. Cos'è... il Sistema si sta prendendo gioco di me, per caso? Perchè non è affatto divertente. Anzi, fa davvero male...
E ieri è stato crudele con me. Ho dovuto impegnarmi a fondo per cercare di trattenere le lacrime anche se arrivata a casa, in camera mia, non ce l'ho più fatta. Ma d'altronde c'era da aspettarselo, il Sistema esiste proprio per rendermi la vita difficile.
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